2 maggio 1999
Caro Nicola

Sono contento che tu abbia passato delle belle giornate in montagna e che ti sia di-vertito a salire su ripide montagnette. Quando si è in cima è bello guardare il panorama. Ma è bello anche arrivarci sudati ed ogni tanto durante la salita fermarsi a guardare in giù. E’ bello anche ogni tanto, mentre si fatica a salire, avere paura che ti scivoli il piede o la mano perché poi si può dire di essere stati bravi a superare la difficoltà. 
Certo che se uno andassi in cima con l’elicottero… Ed invece no. Ricordati quello che vi ho detto quando ci siamo incontrati in libreria: la montagna è come una metafora della vita. Non bisogna voler arrivare in cima troppo in fretta e con poca fatica.
Per il Kosovo… è una gran brutta storia. Tanta gente cerca di capire il perché è ini-ziata e che cosa si dovrebbe fare per finire nel modo migliore. Sui giornali si leggono inter-pretazioni e consigli. Qualcuno fa l’analogia con Hitler. Ho visto ieri sera di nuovo alla tele-visione il film La tregua  derivato dal libro di Primo Levi. In effetti il volto di quei bambini che venivano inviati nelle camere a gas non era diverso da quei volti che vediamo ogni se-ra all televisione: Spavento, incomprensione, forse persino un qualche timido sorriso. Co-me potrebbero pensare di andare verso la morte? E quei soldati che li spingono, non sono anche loro dei padri? Lo sai che Himmler, il capo famigerato delle SS che aveva organiz-zato tutto ciò, amava molto gli animali? Non poteva sopportare che qualcuno li maltrattas-se! 
E chi ti dice che Milosevic magari non abbia dei nipotini e sia un bravo nonno? Eppu-re, può ordinare la deportazione di migliaia di bambini senza battere ciglio, pensando di essere nel giusto. E’ un pazzo? Era un pazzo anche Hitler? Può darsi, ma allora perché non lo hanno messo in manicomio? Tutti pazzi anche quelli che gli stanno vicino e che li aiutano ad eseguire gli ordini? 
E siamo pazzi anche noi, come tu dici, che buttiamo i vestiti nella spazzatura, mentre al mondo tanti soffrono il freddo perché non hanno niente da indossare? Fai ben  a porti queste domande. Purtroppo le risposte su perché ci comportiamo così non sono semplici. In parte sono legate alle difficoltà organizzative. Al fatto che ci commuoviamo un istante, ma poi ritorniamo ai nostri giochi, ai compiti, al lavoro. 
Comunque, fare qualcosa , anche poco è un buon segno. Vuol dire che c’è speranza per il futuro.

Ciao 

zio Lucio